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di Leonardo Vannni

NUOVA PRESA DI POSIZIONE CONTRO CACCIA E PESCA DI ECHA

Prosegue la lotta senza esclusione di colpi per la messa al bando del piombo nelle munizioni anche al di fuori delle zone umide e nella pesca, da parte di ECHA, l’agenzia chimica europea. Ne danno comunicazione i due europarlamentari Dreosto e Casanova appartenenti all’area centrodestra, a seguito della pubblicazione della nota sul sito dell’Agenzia. L’ECHA, si legge nella nota, sta preparando una relazione da presentare in Commissione Europea, a seguito di studi iniziati nel 2015 sugli effetti dannosi del piombo su tutta la fauna omeoterma e sull’ambiente, affidando lo studio a non ben identificati soggetti terzi e che porteranno, prosegue la nota, ad una proposta di restrizione con divieto assoluto di utilizzo del piombo nelle munizioni anche al di fuori delle aree umide e nella pesca. La proposta sarà presentata in Commissione e se approvata porterà a provvedimenti restrittivi già a partire dal 2023. Esistono già molti studi scientifici effettuati sull’argomento da parte di numerosi enti preposti, tra cui ISPRA su incarico del Ministero del’Ambiente e l’oramai noto studio Svedese, che dimostrano quanto difficile sia verificare che l’intossicazione da piombo dei selvatici possa essere attribuibile all’attività venatoria così come il conseguente inquinamento ambientale ma ancor più difficile è dimostrare la possibilità che un presunto avvelenamento possa essere trasmissibile all’uomo. Anche lo stesso prof. Ballarini, uomo di scienza, ha asserito che “gli alimenti che inducono la popolazione europea ad una maggiore esposizione al piombo sono quelli consumati più frequentemente come cereali, latticini, verdura e acqua potabile”, anche in considerazione che l’utilizzo di carne di selvaggina è irrisorio se rapportato ai quantitativi di carne proveniente da allevamenti. Ben venga la tutela dell’ambiente se questa avviene a seguito di studi scientifici di enti super partes e non influenzati o influenzabili dalle varie lobbies di turno. A noi però, rimane comunque il dubbio che un’eventuale approvazione delle regole restrittive, approvata dalla Commissione Europea prima e dal Parlamento Europeo dopo, possa essere frutto di forti pressioni da parte di ambientalisti fondamentalisti radical-chic che mai si sono occupati seriamente di ambiente se non per motivi puramente di tornaconto economico.

 

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